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In memoria di Padre Vito Porrazzo

Mosaico Santuario del Tindari

(Foto dal sito www.Mistretta.eu)

Mons. Vito Porrazzo:

una vita a servizio della Chiesa

Ricordare Mons. Vito Porrazzo significa parlare di un sacerdote che ha dato particolare lustro alla città di Mistretta, dove era nato il 25 aprile 1927, e dove amava tornare ogni estate a rinsaldare legami di affetto e di stima con i tanti parenti e amici. A Mistretta aveva ricevuto la sua formazione cristiana, anzitutto nella sua famiglia, dove ultimo di cinque figli, gli era stata trasmessa una fede robusta e solida, grazie all’esempio della straordinaria carità dei suoi genitori e alla dedizione delle sue sorelle, sempre animate da una speciale devozione verso i sacerdoti. Il ricordo in particolare delle amate Signorine Felicina e Ninetta, che rimasero per tutta la vita i suoi angeli custodi, resta indissolubilmente scolpito accanto alla memoria di Mons. Porrazzo. I primi passi della sua formazione religiosa sono legati all’Asilo delle Suore Figlie della Croce e all’Azione Cattolica, sotto la guida della delegata parrocchiale e sua insegnante elementare, Sig.na Caterina Fratantoni.
A undici anni entrò nel Seminario Vescovile di Patti e, compiuto il corso di studi ginnasiali, liceali, filosofici e teologici, fu ordinato sacerdote da Mons. Angelo Ficarra nella Chiesa Madre di Mistretta il 25 giugno 1950. Destinato dapprima come Cappellano a S. Piero Patti, vi rimase quattro anni, spendendosi con zelo soprattutto nel campo dell’educazione dei giovani e della formazione degli uomini e dei lavoratori.
Nel settembre del 1954 Mons. Giuseppe Pullano, da poco giunto in Diocesi, lo chiamò repentinamente a Patti, affidandogli l’incarico di Vice Rettore e Economo del Seminario, “il cuore della Diocesi”, come amava definirlo, assicurando al giovane sacerdote il suo costante sostegno e la sua fiducia. Di lì  a poco sarebbe divenuto anche responsabile dell’Opera Vocazioni Ecclesiastiche, voluta da Mons. Pullano per rispondere al problema della scarsità delle vocazioni. Da quel momento P. Porrazzo legò la sua vita al servizio diretto del Vescovo e della Diocesi. Nella sua attività in Seminario si mostrò educatore serio ma equanime, animato da un vero desiderio del bene spirituale dei giovani chiamati agli Ordini sacri, dimostrando soprattutto quell’altissima considerazione del sacerdozio che ispirò sempre la sua vita e il suo ministero sacerdotale.
Con la stessa disponibilità all’obbedienza, nel 1959, lasciò l’incarico in Seminario per assumere il compito di direttore dell’Ufficio Amministrativo e dell’Ufficio tecnico e dei beni culturali della Diocesi, collaborando con tenacia, spirito di sacrificio e caparbietà senza pari, alla grande opera avviata da Mons. Pullano. In questa veste, per un ventennio, seguì personalmente i lavori per la costruzione del nuovo Santuario della Madonna del Tindari e dei locali annessi, del Palazzo Vescovile di Patti, del Seminario estivo di Castell’Umberto, nonché la ristrutturazione del Seminario Vescovile di Patti e di moltissime chiese della Diocesi. Svolse questo compito senza risparmiare tempo, fatiche, viaggi per il disbrigo delle pratiche presso i vari organi competenti, aiutato in questo da una naturale propensione allo studio del diritto e da personale correttezza e onestà. Nel frattempo continuò a svolgere il ruolo educativo, sia come Direttore spirituale del Collegio Santa Rita di Patti, dove erano ospitate molte giovani studentesse dell’Istituto Magistrale, sia come Insegnante di Religione in varie scuole statali medie e superiori, sia come Assistente spirituale dell’ACAI (Associazione Cristiana Artigiani Italiani) di Messina.
Il 24 agosto 1980 Mons. Carmelo Ferraro lo nominò Arciprete della Cattedrale di Patti, gravemente danneggiata dal terremoto dell’aprile 1978. Da Parroco P. Porrazzo visse gli ultimi ventidue anni della sua vita, mettendo a frutto anzitutto la sua competenza tecnica, impegnandosi nel restauro della Chiesa Cattedrale e nella salvaguardia del suo secolare patrimonio artistico, ma anche nella realizzazione dei locali parrocchiali e nella ricostruzione dell’artistica Chiesa di S. Antonio Abate, dove ricostituì la Confraternita omonima. Zelò particolarmente il culto della Patrona di Patti S. Febronia, riportando la festa alla forma più antica, riqualificando anche la chiesetta del quartiere Polline dove, secondo la tradizione, nacque e visse la Santa.
A fronte dell’immensa attività cantieristica sta poi l’instancabile opera pastorale che Mons. Porrazzo svolse nella Parrocchia Cattedrale, adoperandosi a favore di tutti, ma specialmente degli ultimi: gli ammalati, gli handicappati, i poveri “dalla faccia nascosta”, come amava definire i bisognosi a tutti sconosciuti. Con autentico zelo sacerdotale, cercava di essere presente nelle famiglie, ne conosceva i problemi, interveniva, se necessario, ad evitare errori o deviazioni morali. La sua preoccupazione era diretta soprattutto alle contrade, particolarmente numerose e minacciate dall’avanzata di sette protestanti: fin dall’inizio concepì il progetto di due nuove chiese, che riuscì  a realizzare nelle contrade Gallo e Madoro, arrivando a completare la prima e in parte la seconda, e lasciando dal suo, per disposizione testamentaria, la somma necessaria per dotarle entrambe di una statua della Madonna – volontà eseguita dopo la sua morte dalle sue nipoti.
Nonostante il suo rigore e il suo carattere apparentemente inflessibile, egli desiderava la collaborazione e seppe suscitarla in molti laici della Parrocchia, che lo coadiuvarono nella catechesi, nella carità e nell’attività pastorale. Amava sinceramente la sua comunità, sognandone la crescita spirituale e comunionale, e da essa ebbe la gioia di veder fiorire due vocazioni sacerdotali, quella di P. Giuseppe Pichilli e del sottoscritto. Essendo cresciuto con lui e avendo ricevuto da lui la mia prima formazione spirituale, desidero testimoniare che Mons. Vito Porrazzo è stata una di quelle figure sacerdotali che danno onore e lustro alla Chiesa, particolarmente in quest’anno sacerdotale fortemente voluto dal S. Padre Benedetto XVI. Porto indelebilmente impresso nel mio cuore il suo esempio di estrema coerenza, in ogni circostanza e di fronte a chiunque, la sua capacità di stare sempre in guardia come sentinella del suo popolo, la sua mancanza di conformismo, il suo amore per la verità e la giustizia, il suo altissimo senso del dovere, la sua fede semplice e profonda.   
Il 19 aprile 2002, dopo circa sei mesi dalla Signorina Ninetta e neanche un mese dalla Signorina Felicina, P. Porrazzo è ritornato alla casa del Padre, unito nella pia morte dei giusti alle amate sorelle, come lo era stato in vita. Prima di andarsene, ha voluto realizzare in loro memoria una struttura per la fisioterapia di bambini handicappati nella missione tenuta dall’AMI (Associazione Missionaria Internazionale) a Digsa, in Eritrea, segno della sua costante preoccupazione per l’edificazione della Chiesa e la diffusione del bene.

Don Emanuele Di Santo